C'è da dire che qui il concetto di "cena delle feste" e' molto più spartano che da noi: in Italia ( e soprattutto a casa di mia madre e delle sorelle Orlandi, che in questo paiono fatte con lo stampino), c'è l'abitudine di servire come minimo due antipasti, due primi, due secondi, innumerevoli contorni, il dolce, il pandoro, il panettone e l'immancabile piatto di dolcetti ingannevoli (sembrano piccoli e innocui, in realtà hanno un peso specifico prossimo a quello del marmo e viaggiano sulle 200 kcal a morso) che vengono serviti a fine pasto per agevolare la già complessa operazione di digestione, intervallati da acini d'uva (che si sa, sgrassa, e quindi annulla il peccato di gola commesso con il dolcetto) e da frutta secca compresi datteri e noci di macadamia("Mangia tranquilla! Ma non lo sai che la frutta secca fa benissimo? Ringiovanisce e la mettono in tutte le diete moderne, quindi non ingrassa!"). Il tutto mente si gioca a tombola, sette e mezzo, scopa e scala 40.
Qui a Natale si comincia verso le sei di sera il tour per le case dei parenti per dare "l'abbraccio" e gli auguri, si consegnano i regali e si approfitta per fare una merendina in ogni casa: cioccolata calda ( che sembra più un caffè che la bevanda dolce a cui siamo abituati noi...avete presente il cioccolato di Modica, che preparano unendo a freddo cacao e zucchero non raffinato? Qui lo fanno in pastiglie, poi lo sciolgono in acqua bollente e a fine cottura aggiungono una noce di burro), te' di rosa di jamaica (credo sia rosa canina, a giudicare dal colore e dal sapore, ma non ci giurerei), champurradas (dei grossi biscottoni rotondi e croccanti con semini di sesamo), pan dulce (questo vi di dire solo che sembra un panino al latte un po' invecchiato, e' dolce, penso contenga formaggio) e ponche di frutta. Il tour dei parenti si conclude verso la mezzanotte nella casa in cui si fa il cenone, e il menù e' composto da...rullo di tamburi...una sola portata!! Di solito si serve il tamal natalizio, che è il tamal onnipresente in tutte le feste e i sabati guatemaltechi (il giovedì e' il giorno del "chuchito", il venerdì del "pache", il sabato del "tamal"), un rettangolo di impasto di farina di mais, strutto, salsa di pomodoro, alloro, cannella, peperoni e peperoncini essiccati e carne di maiale o pollo, a cui a natale vengono aggiunti uvette, olive, prugne secche, capperi. Il tutto avvolto in foglie di banano e impacchettato e legato con una specie di corda di paglia. Il tempo medio di preparazione di un solo tamal e' di ore ed ore, quello natalizio ancora di più, e questo spiega perché sia servito solo in occasioni "speciali".
Tornando a bomba, visto che qui nessuno si aspetta una cena di venti portate, ero abbastanza tranquilla sul menù che avrei servito, ma così tranquilla che non avevo nemmeno fatto la spesa!
Così la mattina del 24 mi sono decisa a fare un bel giro per il mercato di San Jose' Pinula, un posto a circa 16 km da dove vivo che a prima vista sembra sia un villaggio di pochi abitanti, poi vai su wikipedia e scopri che di abitanti ne ha quasi 50.000. Non avevo molta voglia di uscire perché visto che anche loro sono in vacanza, questo significava doversi trascinare i bambini dietro; prima o poi però, toccava iniziare a cucinare e fare i regali, e quindi mi sono fatta coraggio e ho costretto Olga a venire con me per darmi una mano a gestire le due pesti (in maniera non velata Olga mi ha fatto intendere che preferisce di gran lunga pulire le piastrelle dei bagni di casa con lo spazzolino da denti piuttosto di venire con me e i bambini da qualche parte).
Il mercato di San Jose Pinula, se già normalmente e' un bel caos,la mattina di natale era peggio di un suk: lo spazio nella strada normalmente dedicato al passaggio delle auto quel giorno era occupato da parcheggi selvaggi di tuk tuk ( il taxi per eccellenza nei villaggi, un ape colorata di rosso), bancarelle di petardi e fuochi d'artificio vari, i "botti" insomma, rigorosamente non certificati, fuorilegge, eppure utilizzatissimi; bancarelle con statuine del presepe "maya" (delle signore indigene intente a vendere al mercato frutta e verdura) che sostituiscono i nostri pastorelli, foglie e vegetazione varia per il tamal e per decorare la casa ed il presepe.
E già li' penso mi fosse partito un embolo per la rabbia, poi riuscire a parcheggiarmi, scendere io dall'auto (alla fine del sesto mese sono piuttosto ingombrante), slegare dal seggiolino i nani e farli scendere evitando che atterrassero proprio sulla spazzatura (che purtroppo e' consuetudine gettare in strada) era un'altra prova di autocontrollo. I bambini reputo fossero terrorizzati dall'enorme via vai di gente e dagli schiamazzi, composti dai soliti allusivi richiami "cosa compri biondina? ehi tu portati via tutto! Vieni a vedere cos'ho per te! Dimmi cosa vuoi e ti darò di tutto!" di cui vi avevo già parlato, perché Javi era avvinghiato alla mia borsa con entrambe le braccia, e blanca mi camminava praticamente sui piedi e in mezzo alle ginocchia così che l'embolo di prima era in buonissima compagnia. Nonostante tutto siamo riusciti a reperire il bottino: avevo intenzione di fare un cenone di pesce e sono tornata a casa con un pacco di filetti di pesce non identificato "tipo cernia" (non saprò mai cos'era...ho insistito con il venditore ma mi diceva solo che è un pesce senza nome tipo cernia), un ramo di salvia che in realtà secondo me era luppolo (e infatti non ho potuto farci il pesce al burro e salvia perché non odorava di salvia), mi sono rifiutata di comprare il baccalà che era esposto, secco, accanto alle candele votive e quindi addio baccalà alla vicentina con polenta che costituiva il secondo numero due delle mie portate, 5 kg di pomodori ( mi sono messa a fare le scorte di salsa di pomodoro che ovviamente NON ho utilizzato per il cenone), cozze e forse vongole ipertrofiche (comunque molluschi che ho infilato nel risotto), sessanta uova bianchissime, quattro cocchi da bere (per lo spuntino dei nani), il muschio e il ghiaino per il presepe, carta da regalo e fiocchi vari.
Sono rientrata a casa allo scoccare dell'ora di pranzo con due bambini assonnati ma devastati dalla fame (nonostante avessero mangiato e bevuto cocco in macchina), e con la netta sensazione che il menù che avevo pianificato era da rivedere, che le ore che avevo davanti (pensavo di cenare per le otto) non mi sarebbero mai bastate per impacchettare i regali e cucinare, e che andare al mercato la mattina della vigilia di natale sia come pretendere di fare shopping con calma il giorno di apertura dei saldi, un'esperienza per chi pratica la meditazione zen e riesce a mantenere la calma interiore, insomma decisamente non adatta a me.
P.s. Per fortuna abbiamo cenato alle 11.30, perché gli ospiti sono arrivati con il solito ritardo "accademico" guatemalteco, e quindi il tempo e' bastato anche per rielaborare il menù e riuscire a fare comunque 4 antipasti, un primo, secondo e contorni e due dolci! Evviva il masochismo natalizio!



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