Abbiamo scelto una regione chiamata Baja verapaz ( esiste anche quella alta), in cui esistono numerose aree protette in cui è possibile avvistare mammiferi, rettili ed uccelli molto particolari. Dicono sia una delle zone più ricche al mondo in termini di biodiversità. Il turismo non è ancora ben sfruttato, ci sono strutture alberghiere ma molto semplici, delle "posadas", che in genere offrono piccole baite in legno e cemento con il camino, un piccolo ristorante a menù molto limitato e rigorosamente autoctono a base di brodi di gallina e tacchino ruspanti con varie salse (per la delizia di Javier che se non fosse per le uova strapazzate e il riso bollito avrebbe digiunato per tutti e tre i giorni), una pozza in giardino di acqua fredda più per decorazione che per effettivo uso denominata piscina, il tutto immerso nella selva.
Il top della vacanza in questa regione e' riuscire ad avvistare il quetzal, un uccello in via di estinzione di circa 40 cm il cui esemplare maschio ha una coda più lunga di un metro, le cui piume verdi costituivano l'ornanento principale dei copricapi dei nobili maya e aztechi.
Fino a vent'anni fa il quetzal era davvero quasi estinto, resistevano solo trenta coppie di questi uccelli ( sono uccelli monogami e che vivono solo in coppia), minacciati dal disboscamento e dal contrabbando. Grazie alla costituzione di un'area protetta, denominata "biotopo del quetzal", ora sono state censite ben 180 coppie di quetzal. E' un uccello molto speciale per il Guatemala, infatti è l'emblema nazionale ed è rappresentato nel centro della bandiera; non si riproduce in cattività e alla prigionia preferisce lasciarsi morire, perciò incarna la fierezza e la libertà. Tutti sperano di vederne almeno uno vivo una volta nella vita.
Siccome il masochismo e' il mio forte ("finché non spargi sangue non sei felice" mi ripete ridendo Dany) ho organizzato una bella scarpinata con i bimbi di soli due km, ma con un dislivello di piu di 300 metri, da 1600 a 1970 m s.l.m all'indomani del nostro arrivo. La sveglia era puntata alle 6, perché ci avevano spiegato i gestori della posada che è l'orario in cui una coppia di quetzal occasionalmente si posa sull'albero di aguacatillo nella baita davanti alla nostra. Nonostante fossimo andati a dormire alle otto ( in questi posti si cena alle sei al massimo, poi e' buio pesto e fa freddo, e non essendoci altro riscaldamento il massimo della movida notturna e' chiacchierare davanti al camino acceso) e alle sei la luce entrasse prepotentemente nella nostra camera (l'altro dettaglio piacevole e' che non si usano, come in molti altri Paesi, le persiane, perciò al sorgere del sole ci si alza per forza), non c'era verso che i bambini o Dany smettessero di ronfare, perciò nel frattempo mi sono incamminata io in avanscoperta nel boschetto accanto alla baita. Ho visto ogni sorta di uccello strano, qualche scoiattolo, tantissime orchidee che crescono spontanee su qualsiasi ramo anche secco, ma del quetzal nemmeno l'ombra.
Alla fine i miei compagni di avventura si sono alzati alle sei e mezza e ancora in pigiama ma ben coperti siamo andati a fare colazione: pane tostato, tortillas di mais, burro, platanos fritti con panna acida, uova all'occhio di bue con salsa ranchera, pure' di fagioli neri, hashbrowns, würstel, cioccolata calda. Quello che ci vuole, insomma, per affrontare una camminata ripida.
La camminata sarebbe cominciata da un parcheggio all'ingresso dell'area di proprietà della facoltà di biologia sell'universita San carlos. Tutta la zona dove sorge anche la posada e' formalmente protetta, eppure si trovano sacchi della spazzatura sul ciglio della strada e i campesinos appiccano il fuoco per bruciarla, invece in quest'area gestita dall'università il territorio e' veramente controllato e ogni intervento dell'uomo e' seriamente limitato. Nel parcheggio, la prima sorpresa...ci accoglie il parcheggiatore chiedendoci se mai abbiamo visto un quetzal... Perché proprio in quel momento c'era un esemplare femmina su un ramo circa tre metri sopra la nostra testa! Già con questo la giornata aveva preso un'ottima piega!
Poi, pagato l'ingresso come guatemaltechi, cioè un quarto del biglietto riservato agli stranieri, ci siamo addentrati nel sentiero con una guida. Il povero ragazzo si era appena diplomato e nonostante ripetesse in più occasioni di gradire le nostre domande, in realtà non aveva proprio i mezzi per rispondere ad esse...comunque quello che ci ha spiegato e' la zona era abitata da scimmie urlatrici, pisotes, uccelli di tutti i tipi tra cui appunto quetzales, uccelli cardinale, colibrì e tucani, puma, gatti selvatici, capre, cinghiali, serpenti, anfibi. Ovviamente a parte gli escrementi di un puma, vari colibrì (che mi impressionano sempre!) e il quetzal femmina nel parcheggio e uno maschio impagliato nel centro di informazioni non abbiamo visto altro, ma la scarpinata e' valsa comunque la pena per l'esperienza di addentrarsi nella foresta tropicale, tra una fitta vegetazione e la pesante umidità, trovarsi di fronte a tante cascate e udire solo lo scroscio di queste o i richiami più svariati degli uccelli... Ai bambini e' sembrata un'avventura bellissima, e cercavo di far loro capire lo stupore che devono aver provato i primi conquistadores spagnoli o i primi esploratori. Tra l'altro parte di queste zone, proprio per la pericolosità della fauna e per la difficoltà di procedere, sono tuttora inesplorate.
Al pomeriggio ci siamo addentrati in un altro piccolo sentiero senza guida, sempre nella speranza di vedere altri animali, ma il massimo che siamo riusciti a incontrare sono state delle mucche al pascolo, due oche selvatiche e due cavalli. Al mattino seguente ci siamo alzati tutti molto presto e abbiamo visto un sacco di uccelli, e poi a colazione la seconda sorpresa! Due esemplari femmina di quetzal posati su un albero di fronte a noi! Se è vero che avvistare un quetzal porta fortuna, avendo e visti tre in due giorni quest'anno siamo destinati al primo premio della lotteria, come minimo... Verso le dieci abbiamo ripreso la macchina per rientrare nella capitale, ma ci siamo fermati per una sosta in una locanda che fino a poco prima ospitava una specie di zoo, in cui mio suocero aveva comprato ai figli trent'anni fa due volpi grigie e un barbagianni come animali domestici. Magari queste cose sulla famiglia di mio marito ve le raccontero' in un altro post, non vorrei rischiare di farvi apparire subito la nostra famiglia come un'accozzaglia di squilibrati solo per questo...
Adesso lo so che qualcuno di voi obietterà che una donna incinta, allergica a piante ed insetti, a quell'altitudine e in mezzo a ogni sorta di pianta ed insetto non ci dovrebbe stare ed e' comunque una cosa da squilibrati...e avete perfettamente ragione! Infatti ora scrivo con i piedi immersi in una bacinella piena di acqua e sale, tra una spalmata di cortisone ed antibiotico e l'altra, perché non so come, ma qualche cosa mi ha ripetutamente punto e ho i piedi come due mongolfiere...
Chissà se è capitato anche ai primi esploratori!












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