Ore 6.30: a casa guzman si comincia con un certo ritardo a preparare i bimbi per la scuola. Il sole e' già alto (qui il sole sorge verso le 5.30 e alle 5 c'è già molta gente in strada, chi è già in palestra a faticare, gli scuolabus cominciano a prelevare i primi bambini). Io scendo in cucina, Olga ha già provveduto alla colazione per tutti, devo solo preparare le merende e il pranzo per javi. Poi gli ricontrollo lo zaino, gli stendo sul letto l'uniforme e la biancheria mentre Dany lo controlla farsi la doccia. Alle 7 javi e Dany scendono a colazione, blanca si sveglia assonnata e ha bisogno di una decina di minuti di conforto psicologico per accettare che sia mattina e si debba andare a scuola dopo un mese di vacanza, ma poi ritrova il suo solito sorriso e scende a tavola canticchiando. Alle 7.15 javi si lava i denti ed esce di casa con la bocca sporca di cioccolata e l'uniforme piena di briciole. Alle 7.17 rientra in casa come un razzo perché il papà mentre lo caricava in macchina si è accorto dello stato di indecenza in cui si trova suo figlio. Alle 7.20 finalmente la macchina parte. Io bighellono un po', finisco di fare colazione, cerco di convincere blanca e alla fine mi arrendo e mi vado a fare la doccia perché tanto starle vicino mentre mangia e' tempo perso, avanza di un mm di muffin ogni 5 minuti, non so quando comincerà ad aspirare al ritmo di un ml l'ora la sua tazza di latte. Lo scaldabagno elettrico da qualche giorno fa scherzi, perciò decido di lavarmi a secchiate di acqua calda per evitare l'effetto tonificante della doccia fredda sulla schiena proprio quando ti sei insaponato e sei convinto che cada acqua calda. Ore 7.50: io sono pronta, con i capelli zuppi ma pronta, blanca ancora sta consumando la colazione. Prima che mi parta un embolo per la rabbia, decido di non scendere a vedere quanto ha bevuto e mangiato, la chiamo direttamente si dalle scale con la promessa che le racconterò una favola inedita mentre si veste. Procediamo al lavaggio, asciugatura, vestizione (non senza aver tolto e rimesso i calzini circa 4 volte perché "così sono stretti, così sono storti, così non si vede bene il disegno), pettinatura: "voglio la treccia della principessa elsa, ma mi devi pettinare senza la spazzola" " ok ti sto pettinando con le dita (e di soppiatto uso la spazzola per farla sembrare meno una bimba appena scappata dal campo nomadi)" " mamma però la treccia la voglio lunga" "blanca i capelli sono finiti, non ti ricordi che te li ho tagliato nell'ultimo sbocco di ira perché non ti lasciavi spazzolare da tre giorni??". Partiamo alla volta della scuola, il mio orologio e' fermo da due giorni quindi secondo me sono le 8.10, la realtà la ignoro. Appena chiuse le portiere rientro a casa perché manca il pennarello per colorare, insomma, non si può fare il tragitto casa-scuola senza colorare, e poi "ieri mamma mi hai imbrogliato e mi hai dato una penna, oggi voglio un pennarello vero". Io, lo riconosco, sono un mammifero che non assolve pienamente la sua funzione perché non sono dotata di pazienza, a questo punto guidando con blanca che colorava felice e lo zecchino d'oro a palla avevo già raggiunto il livello di guardia, il surriscaldamento era prossimo e un po' mi tremava una palpebra. Per arrivare a scuola l'ultimo tratto e' una stradina privata in salita, in 500 metri sono disseminati 6 dossi, le opzioni sono due: o li fai in prima, rallentando all'inizio di ognuno, oppure li fai in terza senza rallentare ma solo cercando di prenderli di sbieco. Ho scelto la seconda opzione. Sono arrivata a scuola e il car pool, cioè come vi avevo raccontato in un altro post, quella procedura per cui i bimbi vengono scaricati e caricati direttamente dalla macchina di fronte al cancello della scuola dagli insegnanti stessi, era già finito. L'ultima maestra stava prelevando l'ultimo bimbo e si stava per chiudere il cancello. Non so perché ho deciso di mollare la macchina li in mezzo, prendere blanca al volo e trascinarla dentro al cancello, quando avrei potuto tranquillamente parcheggiare, scendere, camminare e portarla dentro da un'altra entrata, passando davanti alla direttrice che dicono si appunti i ritardatari, ma io non ne sono mica tanto sicura. Avrei potuto fare così, invece da madre snaturata ho proprio letteralmente trascinato blanca (correvo così veloce in quei dieci metri che le gambe le penzolavano e a volte strisciavano sull'asfalto), poi ci siamo lanciate dentro al cancello automatico che si è chiuso mentre passavamo (evidentemente non dotato di fotocellula). A quel punto ho realizzato che avevo lasciato le chiavi dell'auto inserite. Come una pazza ho cominciato a gridare di riaprire il cancello, ma qui un'altra caratteristica della gente autoctona ( intendo gli indios) e' di non utilizzare l'iniziativa personale. Se gli è' stato detto "alle 8.15 in punto chiudi il cancello", lo chiuderanno anche se il papa in persona lo stesse cercando di attraversare. dopo l'intercessione di numerosi insegnanti il portiere ha riaperto, ma ormai era troppo tardi: si era inserito l'allarme e la macchina era chiusa con le mie chiavi, il telefono, la borsa all'interno.
Sono scoppiata in singhiozzi e ho cominciato ad agitare le mani come solo noi italiani sappiamo fare, mentre tutto intorno a me la gente assisteva alla scena senza fare una piega. Solo una delle bidelle, evidentemente preoccupata che con lo sventolio delle mani colpissi Blanca, e' venuta a prenderla per mano e l'ha accompagnata in classe. Devo aver sciorinato qualche improperio in italiano che deve aver fatto credere ai maestri mi stessi sentendo male, infatti poi in due mi hanno preso sottobraccio e mi hanno accompagnato dalla direttrice. Senza dire nulla ma con lo sguardo allibito mi hanno seduta, hanno composto sul telefono della scuola il numero di Dany e mi hanno portato un bicchiere d'acqua. Hanno spiegato cos'era successo e poi me lo hanno passato, mentre io ancora balbettavo e frignavo in italiano che "porca miseria ma perché avete chiuso il cancello e non lo riaprivate". Dany con il suo aplomb e il suo ottimismo si è messo a ridere e ha chiamato l'assistenza dell'assicurazione,'perché ovviamente non abbiamo un doppione della chiave (dopo oggi ne farò tante copie, una per ogni borsa!!). E sono rimasta li, seduta con il mio bicchiere d'acqua, mentre tutti mi fissavano senza dire una parola. Ogni tanto qualcuno mi dava una pacca sulla spalla, la maestra di tedesco mi ha abbracciato, quella di inglese mi ha accarezzato la testa, la vice direttrice mi continuava a riempire il bicchiere d'acqua, io ogni tanto singhiozzavo al pensiero del tempo perso, al nervoso per essere stata responsabile di una sciocchezza simile...
Ho trascorso così un'ora e mezza, osservando mogia mogia e con gli occhi lucidi e la lacrima pronta gli altri intorno a me che lavoravano: nessuno percorreva i corridoi di corsa, hanno fatto almeno due pause caffè, le maestre che dovevano fae fotocopie lo facevano a ritmi vicini alla sonnolenza, la vice direttrice ogni tanto scriveva qualcosa sul computer, il resto del tempo sorrideva alle altre dieci mamme che sono arrivate in ritardo variabile... fino a quando e' arrivato il meccanico dell'assicurazione che in tre minuti ha aperto la macchina (con una specie di sacchettino collegato ad una pompetta che gonfiandosi ha creato uno spazio nel quale lui ha inserito un gancio e aperto la porta). Mi sono calmata di botto, sono tornata felice e sorridente a ringraziare tutti dentro la scuola e avvisare che tornavo a casa. La vice direttrice mi è venuta incontro, mi ha abbracciata e mi ha chiesto se mi sentissi meglio. Si, le ho risposto, ma mi dispiace per il tempo che ho perso io, per il disturbo che ho dato a voi, per aver fatto venire fino a qua il meccanico... Le sue parole mi hanno gelata " e' successo perché lei voleva arrivare a scuola in tempo. Non ce n'era bisogno. Non ne vale la pena. I ritardi capitano, e nessuno si mette a giudicare gli altri per i ritardi. Non corra più, non ne vale la pena".
Ho deciso che sarà il mio mantra. Ho passato la vita a cercare di arrivare in tempo per qualcosa...ma in fondo,per chi corriamo? Cosa può capitare di così grave se arriviamo in ritardo? Perché ci angosciamo a causa del tempo? non ne vale la pena!
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