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sabato 2 agosto 2014

relax..take it easy..

in questi giorni ma anche prima della partenza non posso dire che il mio sistema nervoso non sia stato messo a dura prova.

i preparativi per la partenza, il trasloco (svuotare casa, riempire un box. svuotare il box e riempire un container) poi il viaggio che non è stata proprio una passeggiata, il suddetto container che è bloccato da una settimana alla dogana del porto di santo tomàs (e dopo aver già pagato le tasse sulla NOSTRA roba attendiamo che ci chiami una guardia doganale per chiederci una mazzetta!), l'arrivo in una casa vuota e starci accampati senza mobili, il jet lag...ma la cosa che più mi ha rischiato di trasformare in una pazza furiosa sono stati gli uffici pubblici. le code e le pratiche da svolgere negli uffici. In Italia o Guatemala che fossero, appena messo piede dentro un ufficio pubblico sentivo già la palpebra dell'occhio sinistro tremare, la vena sulla tempia gonfiarsi, e in capo a pochi minuti o arrivava il mio turno o rischiavo di compromettere seriamente la mia salute fisica. Minimo ti piglia un ictus, mi dice dany ridacchiando. è più forte di me.

so che è necessario avere pazienza, so che certamente altra gente aspetta come me, so che probabilmente il funzionario pubblico che è lì è da 6 mesi che fa il conto alla rovescia per le ferie e che quello è un ripiego perchè lui sognava di fare il tronista o il ricercatore universitario, so che nel suo tempo libero sbatte la testa ripetutamente contro il muro perchè avere a che fare con la burocrazia ogni santo giorno e da dentro deve essere peggio che averci a che fare occasionalmente e da fuori, ma io non ce la faccio. vorrei efficenza, rapidità, essenzialità. e invece questi termini con la pubblica amministrazione (in Guatemala o in italia eh, secondo me andare dall'italia a un Paese Latino è come lanciarsi dalla padella alle braci ardenti)hanno a che vedere come i carciofini con la crema pasticcera.
la vera differenza è la reazione della gente a questa evitabilissima forma di perdere tempo vitale e soldi. In italia, sono sempre stata abituata a fare la fila e intanto lamentarmi con chiunque fosse in fila con me, come una vecchia pettegola "eh ma guarda quell'impiegato visto che c'è adesso si piglia pure il caffè con la brioche" "eh signora certo che si stava meglio quando si stava peggio, non c'erano tanti documenti da fare...". Al mio turno, ero in grado di utilizzare un sarcasmo spietato nelle risposte al malcapitato funzionario e ogni tanto di alzare anche la voce e gesticolare, o se necessario versare qualche lacrimuccia per commuovere "c'ho famiglia che mi aspetta!!!". tutto normale, ho visto anche di
peggio.

Mi sono invece resa conto che al di fuori dell'italia tutto ciò è molto, ma molto sconveniente. La prima volta me ne sono resa conto a Miami. avevano sbagliato a stamparmi la carta d'imbarco per l'ultimo volo che dovevo prendere per andare in Guatemala. mi hanno obbligato a uscire dalla zona partenze, sono dovuta tornare al check in e mi hanno fatto pagare 100 dollari per ristamparmela. io sono scoppiata a piangere in singhiozzi, vuoi per la stanchezza, vuoi perchè mi sentivo sola
e sperduta, vuoi perchè non capivo bene come parlava l'inglese lo steward brasiliano. sembrava stessi per far esplodere una bomba: invece di abbracciarmi e darmi delle pacche sulla spalla per calmarmi o compatirmi, si sono bloccati tutti (anche le hostess degli altri desk, lo giuro!) e mi guardavano con gli occhi fuori dalle orbite quando lo steward ha cominciato a urlarmi "step back! step back!" e mi sono dovuta allontanare per ricompormi, altrimenti chiamava la sicurezza, e non mi ha lasciato avvicinare finchè non mi ero asciugata ben benino il moccolo ed erano asciutte anche le guance.
l'altro ieri però, ho rischiato l'espulsione! sono stata all'ufficio migrazione per sollecitare il mio permesso di residenza permanente per figlio guatemalteco ed ero tutta tronfia con la mia cartellina gialla piena di documenti.

premetto tre cose:
- per sapere quali documenti bisogna presentare, era troppo semplice mettere un file pdf con la lista e il modulo da compilare sul sito del ministero degli esteri e sicuramente avrebbe reso questa caccia al tesoro meno entusiasmante, perciò si è costretti a fare la fila solo per avere una fotocopia della lista e il modulo.
- in Guatemala amano i colori alla follia oppure il funzionario che ha deciso questa cosa era sotto l'effetto di acidi pesanti. bisogna presentare i documenti in una cartellina di un colore diverso a seconda del motivo per cui si chiede il permesso di soggiorno. azzurro per matrimonio con un guatemalteco, rosso per motivi religiosi (molto di moda, come motivo, era pieno di missionari nell'ufficio), verde per studio, marroncino per motivi politici, giallo per figlio. E, badate bene, non bisogna solo comprare una cartellina, ma anche un bel gancetto dello stesso colore con cui fissare i documenti all'interno. c'è bisogno di specificare che ci sono cartolerie come funghi intorno all'ufficio migrazione??
- In guatemala sostengono l'estro interpretativo delle persone, il mondo è bello perchè è vario. se ti dicono "fotocopia" potrebbe voler dire che devi tu portare la fotocopia, oppure che devi portare l'originale perchè loro lo vogliono guardare e poi loro se lo fotocopiano. se ti dicono "legalizzata" tu pensi che devi andare all'ambasciata a far asseverare da loro che sono dello stato che ha emesso il tuo passaporto che effettivamente la fotocopia è uguale all'originale, e pure loro lo pensano, infatti ti fanno pagare una bella marca da bollo italiana (pure quaaa!! le odiooo!) da 16 euro e timbrano.

Invece, purtroppo, "legalizzata" significava che dovevi andare dal notaio che ha l'ufficio di fianco a quello di migrazione e dovevi farti fare dalla sua segretaria le fotocopie di tutte e 32 le pagine del passaporto e fartele timbrare tutte. se ti dicono "recente", tu pensi che per un certificato di nascita (visto che non può essere aggiornato, no?) 6 mesi siano un tempo accettabile, invece no, il mio funzionario pubblico preferito voleva che fosse stato emesso al massimo la settimana prima. Al funzionario non è piaciuta nessuna delle mie interpretazioni.

dicevo che mi dirigevo tronfia con la mia catellina, strizzando l'occhiolino alle suore di madre teresa di calcutta che avevano il numeretto dopo il mio, quando mi sono vista passare davanti un ometto con un gilet che diceva "Domino's pizza" e con in mano una scatola 50x50 fumante di, manco a dirlo, pizza. il mio funzionario preferito e le funzionarie ai lati come i cani davanti alla campana di Pavlov hanno cominciato a sbavare e si sono diretti sul retro dell'ufficio a mangiare.

senza dire che so "scusate, permettete un attimo?moriamo di fame, un calo di zuccheri, dopo la pausa svolegremo meglio il nostro lavoro" niente!!!spariti!!
la signora vicino a me mi dice di sedermi che non è il mio turno e io ancora-ancora mi sono comportata con ritegno e mi sono seduta, anche se compiendo una serie di smorfie alla jim carrey. poi javi e blanca hanno perso la pazienza. non bastavano più i telefoni in mano con i videogames, in quel preciso istante (il richiamo dela pizza?) gli è scoppiata la sindrome di fame-sete-pipì-fuoridaqui. e non c'è stato nulla da fare. e da lì come nella teoria della farfalla che sbatte le ali nella foresta e a new york scoppia il temporale, tra la loro sindrome e la mia follia è stato un attimo.
palpebra che trema, vena che si gonfia, mani che si agitano in aria...ero fuori di me! ho spedito in un angolo i bambini in castigo fregandomene dei pianti "muoio di faaaaame, te lo giuro mammaaaaa, sei cattiva mi fai morireeeee" "pipììììììì adesso mi butto per terraaaa" e mi sono piantata vicino allo sportello dove prima c'era il mio amico funzionario e ora c'era solo il vuoto e ho cominciato a fare lo yodel "ehiii c'è qualcuno? mi scuuusi!!" l'omino è ricomparso con un grande punto interrogativo sulla fronte, perchè dove si è mai visto che una mi interrompe mentre mangio la pizza, ma ugualmente mi ha gentilmente spiegato che sarebbe ritornato a breve. effettivamente è tornato dopo 10 minuti, ma ormai dopo la fila di un'ora e mezza e gli ultimi dieci minuti di pianti strazianti dei miei figli ero già verde e con le vesti strappate, ero già più Hulk che umana, e non credo avrei potuto più recuperare la calma. appena ha aperto la cartellina gialla con il gancio giallo e non ha detto "oh ma che brava! tutti i documenti in ordine come li volevo io!" io ero pronta a sbranarlo.

come si è permesso di contestare la mia interpretazione della lista? ho agitato le mani come un elicottero (il tipico stereotipo italiano) e ho smesso di parlare in una lingua comprensibile, mi immagino. tra le cose che ho urlato ricordo "machissenefrega del permesso di residenza del Guatemala!! Eh mica siete gli stati uniti! uno qui viene a farvi un favore!sa che cosa faccio? ogni tre mesi vado a fare una vacanza nel salvador così posso rientrare!tiè". lui non ha fatto una piega. Intanto camminavo via, con Blanca e Javi aggrappati alle mie vesti senza più fare capricci (eh beh, ubi maior minor cessat!), i documenti che fuoriuscivano dalla cartellina e volavano in aria, la gente che me li raccoglieva e mi rincorreva, La polizia dell'entrata scattata in piedi pronta ad intervenire, dany che sorrideva a tutti e stringeva la mano a tutti "mucho gusto, daniel guzman, mia moglie è italiana", questo teatrino fino al parcheggio, dove ho preso aria e ho detto a Dany "ok, oggi pomeriggio sistemiamo i documenti e domani torniamo". Sono passati due giorni, ho sistemato i documenti, ma non ho il coraggio di andare. penso che dovrò attendere che il mio funzionario preferito vada in pensione, prima di rimettere piede lì. e intanto dovrò al più presto trovare un insegnante privato di yoga. perchè ne ho ancora tanti, di uffici da visitare...

1 commento:

  1. Leggere le tue (dis)avventure è uno spasso! Pacca sulla spalla e taaaaanta pazienza, un abrazote Imelde!

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